Nella prima parte del dialogo si ritrovano molti elementi comuni agli scritti di Mancuso. Il libro mi è piaciuto soprattutto nella seconda metà: gli autori approfondiscono il legame tra la biodiversità alimentare e l'evoluzione delle civiltà umane, ipotizzando che sia arrivato il momento di istituire i diritti delle piante. Ricordiamo infatti che esse costituiscono il 99% della massa vitale della Terra: il pianeta potrebbe tranquillamente fare a meno di noi uomini e animali, che però stiamo arrecando grandissimi danni all'ecosistema.
Il dialogo a due termina e, nelle pagine finali, gli autori ci lasciano: una riflessione sul futuro del mondo paragonato all'isola di Mauritius, dove la colonizzazione e le coltivazioni importate hanno quasi fatto tabula rasa delle specie indgene dell'isola (Mancuso); e delle attente considerazioni sull'odierna arte culinaria, dalla spettacolarizzazione televisiva agli chef socialmente impegnati (Petrini).
Il libro, al netto delle constatazioni sugli immensi danni determinati dall'uomo, mostra un moderato ottimismo. Ad ogni lettore condividerlo o meno.