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Una domenica - Fabio Geda
Una domenica, Fabio Geda
Un piccolo incidente domestico cambia il corso degli eventi, siamo a Torino, in una grande casa familiare situata in Lungo Po Antonelli, l’autore dipinge bene l’atmosfera di quella porzione di città in cui colloca quasi tutti gli avvenimenti importanti che coinvolgono i membri della famiglia di cui fa parte la voce narrante, Giulia. Dal capezzale del padre Ernesto, Giulia si guarda indietro e racconta le vicende della propria famiglia ripercorrendone i momenti più importanti, quelli semplici, che hanno dato vita a legami profondi, attimi di gioia, momenti felici ma anche incomprensioni e piccoli attriti che possono, se non affrontati, procurare ferite quasi insanabili. Il padre ingegnere, dopo una vita a costruire ponti, affronta lo smarrimento della fase post lavorativa, con i dubbi e i pensieri che lo accompagnano e a tratti lo inseguono, con un bagaglio di cose dette e non dette, di nostalgie e ricordi che affiorano nei momenti di solitudine. Il romanzo, scritto con stile sobrio, cortese, chiaro e delicato, si può definire un viaggio nella quotidianità in cui ognuno di noi può immergersi e riconoscersi. L’incontro imprevisto tra il padre di Giulia e la giovane Elena, madre di Gaston, consente all’autore di aprire una porta da cui permette di sbirciare nella vita altrui, anche solo per una giornata, una strana domenica, in cui Ernesto ritorna a gustare un momento di intimità familiare grazie a persone quasi sconosciute.
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La lingua salvata. Storia di una giovinezza
La lingua salvata. Storia di una giovinezza, Elias Canetti
“La lingua salvata” è la prima parte dei tre libri autobiografici, che Elias Canetti pubblica dal 1977 ormai settantaduenne. Come recita il sottotitolo “Storia di una giovinezza”, è da lì che inizia a tracciare la storia della sua formazione esistenziale e culturale. Sono gli anni che vanno dall’infanzia in Bulgaria, ai vari spostamenti in Inghilterra, a Vienna e per finire in Svizzera, dove le vicende si concludono, nel 1921, lasciando un Elias sedicenne in procinto di un grande cambiamento.
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La lingua salvata - Elias Canetti
La lingua salvata. Storia di una giovinezza, Elias Canetti
“La lingua salvata” è la prima parte dei tre libri autobiografici, che Elias Canetti pubblica dal 1977 ormai settantaduenne. Come recita il sottotitolo “Storia di una giovinezza”, è da lì che inizia a tracciare la storia della sua formazione esistenziale e culturale. Sono gli anni che vanno dall’infanzia in Bulgaria, ai vari spostamenti in Inghilterra, a Vienna e per finire in Svizzera, dove le vicende si concludono, nel 1921, lasciando un Elias sedicenne in procinto di un grande cambiamento.
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La lingua salvata - Elias Canetti
La lingua salvata. Storia di una giovinezza, Elias Canetti
“La lingua salvata” è la prima parte dei tre libri autobiografici, che Elias Canetti pubblica dal 1977 ormai settantaduenne. Come recita il sottotitolo “Storia di una giovinezza”, è da lì che inizia a tracciare la storia della sua formazione esistenziale e culturale. Sono gli anni che vanno dall’infanzia in Bulgaria, ai vari spostamenti in Inghilterra, a Vienna e per finire in Svizzera, dove le vicende si concludono, nel 1921, lasciando un Elias sedicenne in procinto di un grande cambiamento.
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Almarina - Valeria Parrella
Almarina, Valeria Parrella [candidato al Premio Strega 2020]
Valeria Parrella ci dona, romanzandola, la sua esperienza di insegnante nel penitenziario di Nisida e lo fa con il suo modo unico di scrivere, così denso, intimo poetico ed incisivo. In questo luogo sospeso in un eterno presente perché del passato difficile e violento non si parla ed il futuro è troppo lontano e incerto, due solitudini si incontrato: Elisabetta l'insegnante e Almarina, la giovane detenuta. Da tutto il romanzo traspaiono grandi temi sociali, disuguaglianze foriere di violenza e ingiustizie, carcere come possibile luogo di redenzione e ruolo fondamentale dell'istruzione in questo percorso di rinascita, temi questi che forse meritavano un maggiore approfondimento. Fondamentale il rapporto tra ragazzi ed insegnanti ancor più in una realtà carceraria minorile come quella di Nisida, che fa incontrare le due protagoniste. É tramite questo rapporto insegnante-detenuta, madre-figlia mai avuta, che entrambe maturano a vicenda, vincendo, in particolare Elisabetta, quei fantasmi che dalla morte del coniuge l'accompagnano. Non tragga in inganno il titolo: é Elisabetta e non Almarina il personaggio di maggior spessore. Sullo sfondo Napoli magistralmente dipinta in poche pennellate come forse solo gli scrittori partenopei sanno fare, con i suoi chiaroscuri, le sue contraddizioni, i suoi eccessi e la sua debordante bellezza.
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Nella notte - Concita De Gregorio
Nella notte, Concita De Gregorio
L’autrice, con un linguaggio che è proprio di chi è politicamente impegnato, scrive un romanzo che si potrebbe ben inserire nell’attuale contesto politico, con uno stile da cronaca giornalistica, attenta a dettagli, dati, intrecci, rispolvera notizie, ricuce eventi e costruisce un contesto narrativo a tratti complicato per lettori non avvezzi al “politichese”. Una riflessione indagatrice propria di chi per mestiere spoglia ciò che appare per svelarne i retroscena, spesso oscuri, fatti di intrighi, depistaggi e falsità. Nora e Alice, le due amiche protagoniste del racconto, si ritrovano a raccogliere informazioni destinate al centro studi per cui lavorano, dove i dati raccolti vengono rivenduti al miglior offerente. Ben presto Nora non si sente a suo agio in tale contesto e sottopone all’amica tutti i suoi dubbi in proposito. Il romanzo che si può anche definire “al femminile” con l’utilizzo della “sorellanza” come espediente editoriale, narrativo; due donne, amiche, sole contro un mondo corrotto e deviato, impegnate in un’operazione di dossieraggio dalle finalità discutibili che rivela il lato oscuro dell’informazione o meglio della disinformazione, della manipolazione dei fatti. Lavorando insieme alla costruzione dei dossier richiesti, scoprono in quale rete di connivenze e complicità si muove una certa realtà, alimentata da menzogne di ogni genere. Il romanzo si snoda come un giallo, si svelano via via i protagonisti, si cerca qualcosa… ma l’autore del “delitto” sembra non essere mai svelato, perché non si tratta di uno solo ma di una trama fitta in cui l’oggetto disperso, ucciso, sembra essere proprio la Verità, nascosta, alterata, manipolata, adattata ai più meschini interessi. I contenuti dell’opera sembrano più adatti a un saggio, non sembrano, invece, evocare il mondo immaginativo proprio del romanzo, non toccano nel profondo, l’innesto dei personaggi sul canovaccio narrativo non convince pienamente. Da rilevare il messaggio di speranza nella gioventù incarnata dalle due giovani che si propongono di cambiare il sistema (da fuori o da dentro?) rifiutando la narrativa del centro studi fino al punto di lasciare i lavori in corso e fondare un giornale online, un progetto collettivo con cui le amiche si propongono di rinnovare la loro azione facendo conoscere al pubblico qualcosa di vero… fingendo che sia falso, camuffandolo con qualche espediente. Questa speranza di cambiamento collettivo viene ancor più sottolineato, nel finale, dalla proposta di collaborazione al giornale “La lepre” da parte di una giovane sconosciuta animata dalle medesime intenzioni di Nora e Alice: scoperchiare la pentola con leggerezza e… astuzia. Brc GRUPPO DI LETTURA - il y a 3 mois |
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Canone inverso - Paolo Maurensig
Canone inverso, Paolo Maurensig
Il racconto inizia a Vienna con l’acquisto all’asta da parte di un distinto signore di un violino molto particolare realizzato dal liutaio austriaco Jacobus Stainer. Il violino è impreziosito da un’intaglio sul cavigliere che rappresenta un volto umano deformato dal dolore. Tutto il romanzo ruota intorno al prezioso violino e ai suoi possessori, siano essi legittimi oppure no. Uno scrittore, venuto a conoscenza delle vicende legate a uno dei proprietari del prezioso strumento musicale, ne vorrebbe narrare la storia e, per questo, si mette sulle sue tracce arrivando fino all’ultimo acquirente e trovando così la conferma della sua reale esistenza. Ma la storia narrata in questo romanzo è molto più articolata di quel che sembra inizialmente e conduce il lettore in un antro brulicante di passioni, di emozioni, di misteri e di mezze verità che ora prende la forma del rigido collegio per giovani musicisti dove avviene l’incontro tra Jeno e Kuno, i due personaggi attorno ai quali si sviluppano le vicende principali; ora del castello di Hofstain in Tirolo, luogo denso di memoria, casa di Kuno in cui viene ospitato l’amico Jeno per un lungo periodo, durante il quale si sviluppa in Kuno il seme della follia trasformando il promettente musicista in quello che sarebbe stato più avanti, dopo l’internamento presso l’ospedale psichiatrico, un barbone senza dimora. Maurensig offre ai suoi lettori un romanzo cupo, pesante ma intenso, evocativo, scritto in uno stile solenne dal sapore antico adatto a sostenere l’avvicendarsi degli avvenimenti e la loro collocazione storica. Le vicende narrate, infatti, si snodano nel periodo dell’ascesa nazista, se ne possono cogliere riferimenti tra le righe ma, soprattutto, se ne percepisce la pesantezza che permea, con la sua ombra sinistra, tutto il racconto. Il romanzo è inserito in un clima di sospensione temporale, che rimanda, da subito, a qualcosa di ignoto se non addirittura minaccioso. La trama è presentata da tre narratori: lo scrittore, che intravede la possibilità, sempre procrastinata, di scrivere una storia che parli di musica e musicisti; Jeno Varga (Kuno), il violinista ambulante, che racconta le singolari vicende della propria vita ad uno scrittore sconosciuto; l’Io narrante, che si scoprirà solo alla fine essere Gustav Blau, zio di Kuno, misterioso acquirente del violino. I tre narratori parlano di musica, ne filosofeggiano, ne gustano la sostanza, ne descrivono il rapimento interiore che essa induce nei musicisti che eseguono i brani ma anche negli ascoltatori, poi essa finisce e cessa di esistere, ma se ne può sentire risuonare l’eco anche quando l’esecuzione si conclude e rimane una sottile vibrazione che tutto pervade e attraversa. La particolare struttura del romanzo si evince fin dal titolo: “Canone inverso”, ad un certo punto, come nella musica, il romanzo cambia andamento, torna al punto d’inizio, svelando... ma non del tutto l’identità dei narratori. Come nella vicenda di Sisifo il masso rotola sempre indietro, così nel romanzo si torna a capo. Rimane al lettore trarre le conclusioni o ricominciare il romanzo d’accapo per comprenderne meglio i punti salienti, i molti temi toccati: la passione, il talento, l’amicizia, l’ossessione, la follia… Brc GRUPPO DI LETTURA - il y a 2 années |
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Canone inverso - Paolo Maurensig
Canone inverso, Paolo Maurensig
Il racconto inizia a Vienna con l’acquisto all’asta da parte di un distinto signore di un violino molto particolare realizzato dal liutaio austriaco Jacobus Stainer. Il violino è impreziosito da un’intaglio sul cavigliere che rappresenta un volto umano deformato dal dolore. Tutto il romanzo ruota intorno al prezioso violino e ai suoi possessori, siano essi legittimi oppure no. Uno scrittore, venuto a conoscenza delle vicende legate a uno dei proprietari del prezioso strumento musicale, ne vorrebbe narrare la storia e, per questo, si mette sulle sue tracce arrivando fino all’ultimo acquirente e trovando così la conferma della sua reale esistenza. Ma la storia narrata in questo romanzo è molto più articolata di quel che sembra inizialmente e conduce il lettore in un antro brulicante di passioni, di emozioni, di misteri e di mezze verità che ora prende la forma del rigido collegio per giovani musicisti dove avviene l’incontro tra Jeno e Kuno, i due personaggi attorno ai quali si sviluppano le vicende principali; ora del castello di Hofstain in Tirolo, luogo denso di memoria, casa di Kuno in cui viene ospitato l’amico Jeno per un lungo periodo, durante il quale si sviluppa in Kuno il seme della follia trasformando il promettente musicista in quello che sarebbe stato più avanti, dopo l’internamento presso l’ospedale psichiatrico, un barbone senza dimora. Maurensig offre ai suoi lettori un romanzo cupo, pesante ma intenso, evocativo, scritto in uno stile solenne dal sapore antico adatto a sostenere l’avvicendarsi degli avvenimenti e la loro collocazione storica. Le vicende narrate, infatti, si snodano nel periodo dell’ascesa nazista, se ne possono cogliere riferimenti tra le righe ma, soprattutto, se ne percepisce la pesantezza che permea, con la sua ombra sinistra, tutto il racconto. Il romanzo è inserito in un clima di sospensione temporale, che rimanda, da subito, a qualcosa di ignoto se non addirittura minaccioso. La trama è presentata da tre narratori: lo scrittore, che intravede la possibilità, sempre procrastinata, di scrivere una storia che parli di musica e musicisti; Jeno Varga (Kuno), il violinista ambulante, che racconta le singolari vicende della propria vita ad uno scrittore sconosciuto; l’Io narrante, che si scoprirà solo alla fine essere Gustav Blau, zio di Kuno, misterioso acquirente del violino. I tre narratori parlano di musica, ne filosofeggiano, ne gustano la sostanza, ne descrivono il rapimento interiore che essa induce nei musicisti che eseguono i brani ma anche negli ascoltatori, poi essa finisce e cessa di esistere, ma se ne può sentire risuonare l’eco anche quando l’esecuzione si conclude e rimane una sottile vibrazione che tutto pervade e attraversa. La particolare struttura del romanzo si evince fin dal titolo: “Canone inverso”, ad un certo punto, come nella musica, il romanzo cambia andamento, torna al punto d’inizio, svelando... ma non del tutto l’identità dei narratori. Come nella vicenda di Sisifo il masso rotola sempre indietro, così nel romanzo si torna a capo. Rimane al lettore trarre le conclusioni o ricominciare il romanzo d’accapo per comprenderne meglio i punti salienti, i molti temi toccati: la passione, il talento, l’amicizia, l’ossessione, la follia… Brc GRUPPO DI LETTURA - il y a 2 années |
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Canone inverso - Paolo Maurensig
Canone inverso, Paolo Maurensig
Il racconto inizia a Vienna con l’acquisto all’asta da parte di un distinto signore di un violino molto particolare realizzato dal liutaio austriaco Jacobus Stainer. Il violino è impreziosito da un’intaglio sul cavigliere che rappresenta un volto umano deformato dal dolore. Tutto il romanzo ruota intorno al prezioso violino e ai suoi possessori, siano essi legittimi oppure no. Uno scrittore, venuto a conoscenza delle vicende legate a uno dei proprietari del prezioso strumento musicale, ne vorrebbe narrare la storia e, per questo, si mette sulle sue tracce arrivando fino all’ultimo acquirente e trovando così la conferma della sua reale esistenza. Ma la storia narrata in questo romanzo è molto più articolata di quel che sembra inizialmente e conduce il lettore in un antro brulicante di passioni, di emozioni, di misteri e di mezze verità che ora prende la forma del rigido collegio per giovani musicisti dove avviene l’incontro tra Jeno e Kuno, i due personaggi attorno ai quali si sviluppano le vicende principali; ora del castello di Hofstain in Tirolo, luogo denso di memoria, casa di Kuno in cui viene ospitato l’amico Jeno per un lungo periodo, durante il quale si sviluppa in Kuno il seme della follia trasformando il promettente musicista in quello che sarebbe stato più avanti, dopo l’internamento presso l’ospedale psichiatrico, un barbone senza dimora. Maurensig offre ai suoi lettori un romanzo cupo, pesante ma intenso, evocativo, scritto in uno stile solenne dal sapore antico adatto a sostenere l’avvicendarsi degli avvenimenti e la loro collocazione storica. Le vicende narrate, infatti, si snodano nel periodo dell’ascesa nazista, se ne possono cogliere riferimenti tra le righe ma, soprattutto, se ne percepisce la pesantezza che permea, con la sua ombra sinistra, tutto il racconto. Il romanzo è inserito in un clima di sospensione temporale, che rimanda, da subito, a qualcosa di ignoto se non addirittura minaccioso. La trama è presentata da tre narratori: lo scrittore, che intravede la possibilità, sempre procrastinata, di scrivere una storia che parli di musica e musicisti; Jeno Varga (Kuno), il violinista ambulante, che racconta le singolari vicende della propria vita ad uno scrittore sconosciuto; l’Io narrante, che si scoprirà solo alla fine essere Gustav Blau, zio di Kuno, misterioso acquirente del violino. I tre narratori parlano di musica, ne filosofeggiano, ne gustano la sostanza, ne descrivono il rapimento interiore che essa induce nei musicisti che eseguono i brani ma anche negli ascoltatori, poi essa finisce e cessa di esistere, ma se ne può sentire risuonare l’eco anche quando l’esecuzione si conclude e rimane una sottile vibrazione che tutto pervade e attraversa. La particolare struttura del romanzo si evince fin dal titolo: “Canone inverso”, ad un certo punto, come nella musica, il romanzo cambia andamento, torna al punto d’inizio, svelando... ma non del tutto l’identità dei narratori. Come nella vicenda di Sisifo il masso rotola sempre indietro, così nel romanzo si torna a capo. Rimane al lettore trarre le conclusioni o ricominciare il romanzo d’accapo per comprenderne meglio i punti salienti, i molti temi toccati: la passione, il talento, l’amicizia, l’ossessione, la follia… Brc GRUPPO DI LETTURA - il y a 2 années |
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La figlia dell'aggiustaossa - Amy Tan
Amy Tan, La figlia dell’aggiustaossa
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