[3]: La selva oscura - [soggetto e sceneggiatura:] Rastrelli, Cei
Al contrario dei due capitoli precedenti, non mi è piaciuto. Per quanto breve, non scorre.
Al contrario dei due capitoli precedenti, non mi è piaciuto. Per quanto breve, non scorre.
Vorrei che esistesse veramente una caffetteria cosi
Da leggere con grande calma e attenzione. Bellissimo
E' il primo "Passenger" che leggo relativo a una città e non a un Paese, e quello che mi è piaciuto di meno.
Mi rimangono in mente la "Sape" coi suoi vestiti colorati, e lo snobismo altezzoso dei parigini, rilevato da chi li ha conosciuti da vicino.
Questo film, molto visivo e poco uditivo, è costruito secondo dei gusti narrativi molto particolari, sembra quasi un quadro da ammirare. Tuttavia, guardando alla trama, non posso evitare di essere colpita dal maschilismo imperante: tutto ruota attorno a un uomo sposato, che ha un'amante, e che non riesce a decidersi tra le due. Tutti sanno tutto (le donne sanno, aspettano un'evoluzione, e soffrono), la comunità sostiene parimenti l'indecisione di lui e le sofferenze delle due. Ovviamente le cose evolveranno... e non per volontà dell'uomo.
Ora, è un film ambientato ai giorni nostri, per quanto in una comunità mennonita con le proprie tradizioni che è interessante conoscere. L'uomo protagonista è quello che pensa di non avere niente da perdere, d'altra parte ha ben "due scelte", nessuna urgenza, e si può permettere persino il lusso dell'indecisione. Quello che mi viene da dire dopo averlo visto è... e basta con questa visione uomo-centrica!
Curioso, ma manca una pagina fondamentale: una mappa della città! Il libro procede in ordine di "arrondissement". Il libro propone degli scorci curiosi se già ci si trova nei paraggi per altre ragioni, ma difficilmente si pianifica un percorso basandosi su questi "angoli insoliti".
Distopia spietata (quasi volgare quando insiste nel paragone con le "vacche"). Mi è piaciuto. L'autrice lascia molto all'immaginazione del lettore. Incluse le possibili riflessioni etiche sul mondo odierno.
Nella prima parte del dialogo si ritrovano molti elementi comuni agli scritti di Mancuso. Il libro mi è piaciuto soprattutto nella seconda metà: gli autori approfondiscono il legame tra la biodiversità alimentare e l'evoluzione delle civiltà umane, ipotizzando che sia arrivato il momento di istituire i diritti delle piante. Ricordiamo infatti che esse costituiscono il 99% della massa vitale della Terra: il pianeta potrebbe tranquillamente fare a meno di noi uomini e animali, che però stiamo arrecando grandissimi danni all'ecosistema.
Il dialogo a due termina e, nelle pagine finali, gli autori ci lasciano: una riflessione sul futuro del mondo paragonato all'isola di Mauritius, dove la colonizzazione e le coltivazioni importate hanno quasi fatto tabula rasa delle specie indgene dell'isola (Mancuso); e delle attente considerazioni sull'odierna arte culinaria, dalla spettacolarizzazione televisiva agli chef socialmente impegnati (Petrini).
Il libro, al netto delle constatazioni sugli immensi danni determinati dall'uomo, mostra un moderato ottimismo. Ad ogni lettore condividerlo o meno.
Questo fumetto narra di un amore adolescenziale malato, e certamente bisogna essere adolescenti per sentirlo affine...forse. Non basta infatti l'età, ma anche la vicinanza con un ambiente un po' emarginato come quello frequentato dai protagonisti: relazioni labili coi genitori, autolesionismo, fumo, un luogo di ritrovo border-limits e intriso di un misticismo completamente fuori luogo (a mio parere). A proposito dei disegni: ad ogni cambio di capigliatura della protagonista, faticavo a riconoscerla nell'immediato.
C'è comunque qualche spunto interessante.
La protagonista continua ad ispirare simpatia. Nella sua leggerezza, ho trovato questo libro divertente.
E' bene specificare che questo libro ha origine da uno spettacolo multimediale, nato dalla collaborazione dell'autore col collettivo musicale Deproducers e la società agricola Aboca. Per chi, come me, ha già letto altri libri di Stefano Mancuso, risulta poco interessante.
Lo consiglio a chi non lo conosce: nella sua brevità rende idea dello stile scientifico e appassionato dell'autore, evidenzia alcune scoperte storiche nel campo della botanica, accenna alle capacità incredibili delle piante, ed è un ottimo invito ad approfondire le poprie conoscenze sul mondo verde, magari attraverso altri scritti dell'autore stesso.
Il libro più bello al mondo!
È una trilogia fantastica.
Consiglio questa lettura a tutti
Tutto scorre e, in qualche modo, evolve. Con simpatia, l'autrice scava verosimilmente nelle personalità di due donne molto diverse, ognuna con la sua "crisi esistenziale" non eccezionale ma costante, forse comune a molte persone. Romanzo che si legge con piacere e leggerezza, e che dimenticherò altrettanto velocemente (ma non prima di averne cercato un altro della Gamberale).
Libro pieno di frasi sferzanti e stereotipate, ma simpatiche (quasi sempre). Finale (insipido) alla Marvel? Si legge piacevolmente e lo si dimentica altrettanto.
Murakami ci racconta della sua attività da corridore, avviata parallelamente alla professione di scrittore e ad essa intrinsecamente legata. E' incredibile che l'autore riesca a riempire un intero libro con le sue motivazioni, riflessioni, vicissitudini. Attraverso la lente dell'attività sportiva, coi suoi successi e fallimenti, si viene a conoscere più profondamente l'uomo e lo scrittore, e un suo filo conduttore su come vivere la vita.